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Shireen Abu Akleh e Anas Al-Sharif: la verità sotto attacco

  • Immagine del redattore: Matteo Fiammetta
    Matteo Fiammetta
  • 15 ago
  • Tempo di lettura: 2 min

Shireen Abu Akleh e Anas Al-Sharif sono due volti diversi di una stessa, dolorosa storia: quella di chi, da anni, racconta la Palestina non da spettatore, ma da testimone immerso nel fuoco della realtà.

Sono due giornalisti di Al-Jazeera che hanno scelto di restare, invece di scappare. Hanno scelto di dare voce al dolore e alla devastazione portati da Israele in Palestina e Cisgiordania. Hanno scelto di stare nei territori devastati dal conflitto invece di intervistare gli esperti di conflitti internazionali nei salotti televisivi piu' prestigiosi.

Questi giornalisti la guerra l'hanno fatta. L'hanno fatta indossando la pettorina con la scritta "Press" e impugnando telecamere e microfoni, "armi pericolose", temute da chi vuole nascondere la verità, tanto da costare la vita a chi le porta.

Shireen Abu Akleh e Anas Al-Sharif. Lei, assassinata nel 2022, uccisa nel corso di un raid delle forze israeliane mentre raccoglie testimonianze nel campo profughi di Jenin. Le forze israeliane si giustificano dicendo che nel campo si nascondono “sospetti terroristi". Al Jazeera accusa Israele di aver preso deliberatamente di mira la vittima. Durante il suo funerale la polizia israeliana attacca violentemente, con manganelli, calci e granate, i partecipanti (migliaia di persone!) e persino i portatori della bara, ancora mentendo sulla presenza di “persone sospette” nel corteo funebre.

Anas Al-Sharif, anche lui giornalista di Al Jazeea, anche lui ucciso brutalmente dalle forze israeliane, solo pochi giorni fa. Accusato di essere un giornalista-terrorista, viene ucciso lo scorso 10 agosto a Gaza. Un missile istraeliano deliberatamente colpisce la tenda dei giornalisti alle porte dell'ospedale Al-Shifa di Gaza. Muoiono sette persone, di cui cinque sono giornalisti palestinesi di Al-Jazeera. Al-Jazeera difende i suoi giornalisti e nega qualunque coninvolgimento di Al-Sharif negli atti terroristici contro Israele. Ancora una volta “sospetti terroristi" da eliminare per giustificare atroci crimini di guerra, volti solamente a mettere a tacere la verita'.

Il CPJ (Committee to Protect Journalists) stima 186 giornalisti e operatori media uccisi da ottobre 2023 fino al 24 luglio 2025 Andando indietro nel tempo, almeno 17 giornalisti furono uccisi durante l’assalto israeliano su Gaza, nel periodo luglio–agosto 2014, tra cui l'italiano Simone Camilli. E la lista si allunga se andiamo ancora indietro nella storia di Gaza.

La verita' fa paura, l'informazione fa paura. Grazie a giornalisti come Shireen Abu Akleh e Anas Al-Sharif e alle loro preziose testimonianze, nessuno di noi potra' dire ai propri figli o ai propri nipoti “Io non sapevo”. Grazie a questi giornalisti tutti sappiamo cosa accade a Gaza, tutti siamo responsabili e tutti dobbiamo ricordarlo e scegliere da che parte stare quando impugnamo la “nostra arma", la matita nella cabina elettorale. Perche' chi e' compice di Israele ha le mani sporche del sangue di Shireen e di Anas e di tutte le vittime del genocidio palestrinese. Ogni giornalista ucciso indebolisce la luce della verità: non lasciamo che questa luce si spenga, perché un giorno il buio potrebbe travolgere anche noi.

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